Dalla finestra del mio ufficio si vede una montagna verde, è il Bosco di Scorace. Oltre 700 ettari di verde, in cui crescono sugheri, pini, cipressi, qualche olmo, lecci antichi e querce massicce che si alternano ad agavi, cespugli di ginestre, mirtilli, erica, olivastro, rovi carichi di more. Il sottobosco è abitato da piccoli mammiferi come il coniglio, la lepre, l’istrice, mentre sugli alberi nidificano diverse specie di volatili.
Da giovedì notte il Bosco Scorace non c’è più. È andato a fuoco. O sarebbe più opportuno dire che qualcuno lo ha bruciato. Oltre 600 ettari sono andati distrutti. Il fuoco ha divorato alberi secolari e anche l’aria attrezzata. Eppure solo qualche media locale ha riportato la notizia. Bosco Scorace è (era) un polmone importante per una parte del territorio trapanese che sistematicamente ogni anno viene bruciato. La Riserva dello Zingaro ne sa qualcosa, ogni estate vittima di incendi appiccati dall’uomo e spenti – guarda caso – dall’uomo.
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