Mi ero promesso di scrivere almeno un post a settimana. O ogni dieci giorni al massimo. È una promessa che vorrei mantere, anche se so che sarà difficile. Sono a scarso di idee, opinioni, e tra un dovere quotidiano e l’altro è tutto più difficile.
Il mio barbiere
Vuole essere chiamato hairstylist il mio barbiere, ché di recente è andato a Londra per un corso di aggiornamento. Me lo ha detto qualche giorno fa, quando ci sono andato. Io sono entrato chiamandolo Dani e sono uscito chiamandolo Dani. E poi barbiere è un nome bellissimo. Non lo chiamerei mai diversamente. Era tutto infogliato lui, ha parlato in inglese quasi per tutto il tempo. O almeno lui era convinto così. Usava espressioni che neanche quel mancuniano di Liam Gallagher. Ogni tanto comprendevo qualcosa. Ma poche volte. Dipeso anche dal fatto che io l’inglese lo mastico benissimo. Ma benissimo eh. [Continua a leggere…]
Mi circondo di storie
In attesa di poter eludere il caldo tuffandomi in qualcosa che somigli al mare mi circondo di storie. Vere, presunte, romanzate. Mi lascio trascinare da loro che senza pretendere troppo mi fanno compagnia.
Ho iniziato ieri Il sale rosa dell’Himalaya di Camilla Baresani. Caspita se è bello.
Poi faccio pausa, mi giro e leggo le vicende di Jhumpa Lahiri su Internazionale. Amo come scrive quella donna. Tratta le parole come se fossero delle pietre preziose. Se ne prende cura, le dà il giusto peso, la giusta emozione.
Poi mi giro ancora e continuo la mia di storia. Una storia nuova, che mi fa scoprire un me che prima non conoscevo e che non è per niente male.
Ho scritto una canzone, ma non qui
La scorsa notte ho scritto una canzone. Mi trovavo in un enorme letto con affianco una finestra da cui riuscivo a vedere la spiaggia. Sentivo le onde, e scrivevo, in un biglietto simile a uno scontrino del carrefour. Forse era proprio uno scontrino. Avevo una penna blu. Una penna bic blu con poco inchiostro.
Il giorno dopo mi chiama un famoso cantante. Osservavo il cellulare ruotare lentamente sul comodino ma senza suonare e riesco a leggere il nome, senza gli occhiali. Io senza gli occhiali leggo solo i segnali stradali, ma solo se sono belli grandi. [Continua a leggere…]
Fuori le palle
Non chiudere occhio per tutta la notte. Svegliarsi alle 6 e 52 e andare a correre, vicino al mare, dove tutto ha più o meno un senso, e convincersi sempre più che la vita va presa di petto altrimenti ne restiamo schiacciati.