A quasi due anni dalla pubblicazione Il tempo di un sorriso viene ancora letto. Quella blogger di Simona Chiofalo dice che l’ha divorato e che l’è piaciuto molto. Ne ha scritto una bella recensione sul suo blog.
Io, i libri (di carta) e la timidezza
Sto leggendo un libro: Il superlativo di amare, di Sergio Garufi. Me lo ha prestato Lei, dicendomi: «è bello, è scritto bene, devi leggerlo». È un libro di carta, ché a Lei gli ebook non vanno giù, quindi ha le pagine vere, da sfogliare, e una copertina, una copertina rossa da cui i vicini di posto nel pullman possono leggerne il titolo e magari conoscerne il contenuto.
300
A poco più di un anno di distanza dall’uscita Il tempo di un sorriso ha superato la soglia delle 300 copie digitali vendute. E senza neanche andare da Fazio.
Grazie.
Il tempo di un sorriso, un anno fa
«L’idea di conoscere una persona per il semplice modo in cui osserva il mondo», ha scritto Mark qualche sera fa su Twitter, riportando una frase da Il tempo di un sorriso.
“L’idea di conoscere una persona per il semplice modo in cui osserva il mondo” Cit @sagiambe – Il tempo di un sorriso @CasaLettori #kindle岳
— MarK Spit (@MarK_Spit) 21 Settembre 2014
“L’ho scritta io, sì?” mi chiedo quando leggo qualcosa di mio dopo diverso tempo. “Ma sicuro che l’ho scritta io questa roba?” mi richiedo, “pare proprio di sì”.
Mi trovavo in treno quando ho scritto quella frase, parecchi anni fa. L’ho scritta senza immaginare che un giorno l’avrei riportata in un romanzo. Quella frase me la ricordo bene perché era quasi sera ed ero da solo in un vagone freddo e rumoroso, e mentre la scrivevo pensavo ad una persona che poi sarebbe diventata molto importante per me.
Libri che vincono premi
Mi è piaciuto subito, quando per puro caso ho iniziato a leggerne un breve estratto su internet. Volevo leggerlo, ma non come faccio di solito, ovvero scaricando con un paio di click la copia sul Kindle. Volevo la copia cartacea, volevo sfogliarlo. Così l’ho cercato prima in una libreria, poi in un’altra, vanamente.
Neanche alla Mondadori ce l’avevano la settimana scorsa, il commesso mi ha detto che le ultime copie le avevano vendute proprio quella mattina.
«Niente, è destino» gli dico ad un amico che mi consiglia di provare alla Feltrinelli, cinquecento metri più in là, ma si era fatto parecchio tardi e quindi «no grazie, semmai poi vado da solo».