Salvatore Giambelluca

5 consigli per accompagnare lei per negozi e non aspettarla fuori


Sono sempre di più i maschi fuori da Zara, H&M e altri negozi – peggio se solamente rivolti al sesso femminile – in attesa delle loro compagne, con lo sguardo perso nel vuoto o verso passanti che rivolgono un ghigno di compassione, dunque ho provato a stilare un umile decalogo per spronare tutti coloro che vivono male l’essere maschi.

«Bella questa maglia». «Non male questa giacca, anche se la preferirei con il colletto diverso». «Questi pantaloni mi fanno il culone». «Secondo te meglio bianca o scura?». «Il problema è che beige mi smuore». «Queste scarpe sì che sono belle, peccato che la mia misura non c’è». «Questa borsa è un sogno». «Per capire la dovrei provare». «Sì ma dove ci vado?». «Se avessi una vita mondana le prenderei…».

Le sopra citate sono alcune delle innumerevoli frasi che un marito/compagno/fidanzato sente pronunciare quando nei primi tempi della felice storia d’amore accompagna Lei a fare acquisti. Volutamente non userò la parola shopping poiché questo post ha una chiara direzione sessuale e la parola inglese che si usa quando si spendono soldi per vestirsi senza mostrarsi tristi è una parola che uno come Vittorio Gassman non avrebbe pronunciato mai, e per il sottoscritto il compianto attore romano incarnava uno dei pochi modelli di maschio su cui ogni uomo o aspirate tale dovrebbe accingere per avvicinarsi ad esserlo.

Confessione: non aspetto mai Lei fuori da un negozio mentre fa acquisti. Anche se a pensarci bene forse una-due volte è accaduto, e sono le uniche volte in cui in nostra compagnia c’erano altre ragazze ma soprattutto altri ragazzi che provavano un senso di profonda repulsione nel passeggiare all’interno di negozi per Lei.

Braccia conserte, sguardo spento che si illumina non appena da fuori si intravedono corpi avvicinarsi alle casse, discorsi ultra maschilisti su autovetture, eventi sportivi, vecchi film di Jan Claude Van Damme. Sigarette. Momenti di noia pura. Attese degne di un ultimo minuto di recupero quando la tua squadra in inferiorità numerica vince per un solo gol di scarto e l’avversario è una squadra allenata da Pep Guardiola.

Lei non arriva, guardare l’orologio sbuffando serve a poco, il cellulare è quasi scarico e con te non hai nemmeno il carica-batteria portatile. Ecco dunque che decidi di giocarti la carta disperata, quella che ti consacra nell’olimpo della tristezza mascolina: sedersi. Che sia una fredda panchina di un centro commerciale – affianco ad altri maschi che come te hanno deciso ad arrendersi ad essere maschi – o una sconsolata sedia di un bar del centro poco importa: sei seduto, apparentemente rilassato, convinto di essere comodo, in attesa che arrivi Lei esausta e soddisfatta dal suo giro, inconsapevole di incarnare l’immagine del fallimento.

Esiste un geniale account su Instagram che si chiama miserable men che  raccoglie foto di uomini che incarnano la tristezza di essere maschi mentre aspettano che Lei ritorni dal suo giro acquisti.

 

 

 

Come riesco a starle vicino mentre guarda maglie, vestiti e altro senza pensare che sia una tortura? Semplice: facendo l’uomo.

Pur avendo io l’interesse verso il mondo dell’abbigliamento-femminile pari a quello che Costantino della Gherardesca ha per il gioco del calcio, alcune delle volte non faccio solo da compagnia ma in alcuni casi mi permetto di dare consigli, ma solo – ed esclusivamente – in alcuni e sporadici casi, perché cosa da non dimenticare mai: siamo-pur-sempre-maschi.

p.s. Per le donne in lettura: se pensate che questo post in gran parte stupido contenga materiale maschilista avrete ragione a pensarlo, se pensate che questo post non contenga materiale offensivo verso esseri-pensanti avrete la mia stima più profonda.

© foto: Gettyimages 

Creo cose per internet, fotografo mari e monti, leggo e scrivo storie.