Salvatore Giambelluca

Correre in silenzio

Pensavo a quando correvo all’aperto e venivo a scriverlo subito dopo sul blog. Ovviamente l’oggetto del post non era la corsa in sé, ma uno dei tanti spunti che correndo mi venivano in mente, senza però mai eludere che fossi andato a correre. Oggi le cose sono cambiate.

A correre all’aperto non ci vado più, quantomeno non con la stessa assiduità del passato. Quest’inverno sarà capitato una volta, forse due, contro le cento sul tapis roulant, o come direbbero quelli avvezzi dal tema: sul tappeto. Inutile dire che non è neanche minimamente la stessa cosa, specie se pensate che ero solito correre con di fianco il mare o tra altissimi alberi di Villa Giulia. E però il freddo, e però l’auto, e però il traffico, e però i pesi ché sennò diventi un reduce di guerra: motivi per cui ho preferito la palestra all’asfalto vivo.

Un tweet di qualche giorno fa della scrittrice Rossella Rasulo diceva:

«A volte mi chiedo se a voi che correte piaccia di più correre o far sapere al mondo che state correndo».

Parole che mi hanno fatto pensare a quando ero io a dire al mondo che stavo correndo o che lo avessi appena fatto. È stato come rivedersi in vecchie foto che ci mostrano con pettinature improbabili o camicie dai colletti troppo grandi e ci si vergogna tanto. Mi sono un po’ vergognato a leggere quel tweet, anche se i saggi dicono che non bisogna mai vergognarsi per quello che si è detto/fatto perché altrimenti non si cresce mai: cazzate. Vergognatevi quando ripensate a quelle parole che sarebbe stato meglio non dire e che hanno ferito qualcuno, vergognatevi quando fate un gesto che sarebbe stato più giusto non fare, vergognatevi ogni tanto, dopo, poi, perché solo così si può aspirare a essere delle persone migliori, o semplicemente meno stupide.

Con questo post non voglio giudicare chi condivide su internet la sua ultima corsa, chi grida al mondo che fermo non sta, mostrando i chilometri percorsi. Credo sia sempre meglio che fotografare il cibo dall’alto. La mia è solo una nota – tra le prime – sul progressivo diventare grandi che a volte tanto male non è.

Creo cose per internet, fotografo mari e monti, leggo e scrivo storie.