Salvatore Giambelluca

Perché Giovinco sta sulle palle

Ci sono calciatori e calciatori. Gli stereotipi che si hanno sul calciatore spesso sono veri. Altre volte – poche – no. Si può anche pensare che esistano calciatori con un elevato background culturale e interessati ad attività che non siano discoteche o donne. Ci sono. Pochi, ma ci sono. Per fare un esempio ne ricordo uno in particolare: Jonathan Zebina. Ha giocato anche nella Juve. Non verrà ricordato per essere il miglior terzino destro della storia, anzi spesso veniva criticato per il suo rendimento poco costante. Una volta ha pure litigato con Ibrahimovic, quando erano compagni di squadra. Non tollerava la sua arroganza. Lo vedevi che sembrava uno diverso, Zebina, anche nelle interviste, con un lessico e una personalità a cui il pubblico che va a vedere le partite di pallone non è abituato. È un appassionato d’arte Zebina, aveva aperto una galleria a Torino.

Un giocatore che mi ricorda Zebina è Sebastian Giovinco. Per chi non segue il calcio è quello piccoletto che gioca nella Juve, ha giocato anche in Nazionale. È uno bravo, Giovinco. Ha i piedi buoni, dicono gli addetti ai lavori. Peccato però  sia basso – 1,64 cm -, dicono sempre gli addetti ai lavori. Eppure secondo me il fisico non c’entra. Almeno non sempre. Giovinco è cresciuto nelle giovanili della Juventus, ha debuttato in prima squadra quando davanti a lui c’era uno che di nome faceva Alessandro Del Piero. Quando hanno tentato di dargli una possibilità lui non l’ha colta, forse la maglia pesante, forse il dover far vedere a tutti quanto era bravo. Niente, qualche gol, poca cosa. Così è andato in prestito al Parma, ché magari c’è meno pressione. Al Parma Giovinco fa tanti gol. Alcuni molto belli. In alcune interviste – nonostante la stazza – dimostra di essere cresciuto, e non le manda a dire. Ne ha per tutti, anche per la Juve che lo ha scartato presto, e i tifosi certe cose non le dimenticano.

Quando Giovinco torna alla Juve, Del Piero non c’è più. È in Australia. Potrebbe essere il suo erede, titola qualche giornale. Quando glielo fanno notare lui non ha la solita risposta del tipo: «Magari, sarei lusingato di fare la carriera di un grande come Alex», no lui risponde come Giovinco: «Non voglio paragoni, non mi interessano, io sono Giovinco».
Davanti a lui infatti non c’è tanta concorrenza, e i due anni a Parma gli hanno insegnato tanto, almeno così sperano i tifosi. Segna, Giovinco. Non sempre, e non in maniera decisiva, ma il suo apporto non manca e vince anche uno scudetto. Dopo un gol si permette addirittura di esultare tirando fuori la lingua sotto la curva. Lo faceva solo uno: Alessandro Del Piero. Ad alcuni tifosi – che non aspettavano altro – questa esultanza non è andata giù, ed hanno subito gridato al: «come osi?!».

I tifosi di calcio sono esseri semplici. Amano, odiano. Non vedono sfumature. Chi è capace di vederle è un essere raro, fortunato. Non sono ammesse risposte a fischi o critiche. Chi lo fa è un essere indegno che non merita di vestire quella maglia. E non parlo solo di ultras, parlo di semplici tifosi che guardano e giudicano il calcio dal divano di casa. Giovinco quest’anno è una riserva. Ha fatto qualche gol, ma meno dello scorso anno, e in più la concorrenza è più agguerrita. Pare che il prossimo anno possa andare via. La scintilla non è scoccata. Eppure la scorsa settimana ha giocato una delle sue poche partite da titolare. Lo vedevi che si batteva, che si dava da fare, e tentava di fare quello che alla Juve non gli è mai riuscito: la cosa giusta al momento giusto. Quando è stato sostituito alcuni tifosi – quelli che non dimenticano – lo hanno fischiato. Ebbene, il piccolo ma grande uomo li ha letteralmente mandati a fanculo. Non si fa, perché l’educazione è un valore assai importante, e Giovinco è stato sempre un calciatore esemplare da quel punto di vista, ma la vita non è un film dal copione perfetto. È anche il motivo per cui ho scelto il titolo di questo post. Prima di sedersi in panchina Giovinco è stato abbracciato dal suo allenatore, Antonio Conte. Non era un abbraccio tra uomini, dopo un gol, ma un abbraccio simile a quelli tra padre e figlio in un momento difficile.

Nella conferenza stampa dopo partita Conte ha detto che Giovinco è massacrato da tifosi e stampa perché non è ruffiano: non chiama i giornalisti per dargli la formazione e dice spesso quello che pensa. È uno che può apparire spavaldo, Giovinco, ma in realtà è solo portatore di una personalità poco affine all’ipocrisia. Sa quello che vuole e sa che possiede le potenzialità per ottenerlo. Non è un finto modesto dalle interviste uguali e in Italia questo non va bene. Se fosse un ragazzo poco educato e poco intelligente – come molti suoi colleghi – sarebbe diverso. Ma questa è un’altra storia.

Creo cose per internet, fotografo mari e monti, leggo e scrivo storie.