Oggi in aereo ho viaggiato in compagnia di una signora, esile e giovanile, con addosso un vistoso cappello di lana e la figlia ventenne vicino.
«Sei siciliano?» mi chiede.
E’ sarda. Si sente, poco ma si sente. Vuole conoscere la mia storia. Nel frattempo mi racconta la sua, senz’altro più interessante: «vivo in Sicilia praticamente da sempre. Mi sono trasferita per amore, mio marito è siciliano».
Silenzi e simpatia
C’è questo tizio espansivo che parla a voce alta intrattenendo la fila. È siciliano. Dice che vive in Sardegna da venticinque anni, poi si corregge: «ventiquattro, per l’esattezza».
È un tipo simpatico, almeno così sembrano dire le risate della fila di imbarco.
Le file di imbarco per la Sicilia sono sempre molto variegate. Ci si trova il tipo estroverso, l’uomo taciturno, la ragazza pensierosa, la signora ringiovanita, un gruppo di giovani paracadutisti.
Dislocazione
Breve storia triste:
– Ciao collega che mi rispondi da Tirana!
– Ciao Savvadore, salutami mia zia Concetta.
Il freddo, la quiete, le facce gentili
Non ero mai stato a Bologna. Né in Emilia Romagna in generale. A parte di passaggio. Una volta con un amico ci siamo fermati in un autogrill nei pressi di Campogalliano. Siamo rimasti il tempo di un caffè e le prime tre pagine della Gazzetta dello Sport. Credo fosse il 2007. Avevo vent’anni.
Dieci giorni
Dieci giorni. Lontano dalla quotidianità, dal traffico, dai clacson, da internet, dalle mura di sempre, dal telefono che squilla.
Dieci giorni con Lei, dove vorresti non finisse mai.
Giorni fatti di silenzi e chiacchierate intervallate da sorrisi. Giorni dove l’amore si sente, ha un profumo.
Il mare. Il sole. Il cibo. La musica. Le facce stanche. Le ore piccole. Gli occhi dietro delle lenti scure. I finestrini abbassati. I piedi sul cruscotto. L’alba. Il tramonto. La sabbia. Le tende.[Continua a leggere…]