Manca poco più di un mese alle prossime elezioni politiche. Per chi come me vive in Sicilia le elezioni saranno due: toccherà eleggere anche il prossimo presidente della Regione. Anche se sono convinto che a causa del disordine generale molti miei compaesani non sono a conoscenza delle imminenti regionali, lo sapranno a tempo debito: quando un conoscente dirà loro chi votare.
La campagna elettorale è già iniziata da un po’. C’è la destra che è forse la più destra dal 1948, il centro democristiano – che pende a destra – guidato da due mitomani che qui chiamerò C.C. & M.R. Perché sia mai facessi loro propaganda, e poi c’è la sinistra che sta più in mezzo che dalla parte giusta. Quest’è.
Nonostante alcune settimane fa avevo giurato di non seguire più le vicende politiche di questo paese, dopo che una banda di matti aveva fatto cadere il governo in un periodo storico che definire difficile sarebbe un eufemismo, la mia passione masochista mi ha portato a leggere e ascoltare quello che alcuni di loro hanno da dire. Una serie di minchiate colossali. Schieramenti, accordi, disaccordi, annunci e promesse. Twitter utilizzato come un diario delle medie. Di colpo è scomparsa la guerra in Ucraina, la pandemia, il caro bollette, il lavoro e tutti gli argomenti che dovrebbero stare all’ordine del giorno. Silenzio. O meglio: minchiate, solo quello.
Il crescente distacco tra cittadini e istituzioni che si registra oggi non è ascrivibile solo a qualunquismo, disinteresse o protesta, nei confronti di una classe politica inadeguata e corrotta. È indice di qualcosa di più grave: una radicale perdita di fiducia nella democrazia come veicolo di cambiamento ed emancipazione sociale, che oggi interessa in particolare i più poveri e i più svantaggiati.
Il 25 settembre è ancora lontano, o forse no. Informarsi bene è tutt’altro che semplice ma tocca farlo. Per il bene collettivo, e perché come diceva Pericle, un uomo che non si interessa allo Stato è un uomo inutile.