Questa settimana è uscita una bella intervista ad Antonio Sellerio su Rivista Studio. Alla domanda se trovarsi a Palermo sia un’opportunità o una zavorra, l’editore palermitano ha risposto così: «Palermo è una città in cui è difficile vivere. E io e mia sorella in qualche momento di scoramento abbiamo anche pensato di lasciarla. Ma se la casa editrice avesse sede in un’altra città non sarebbe quello che è.»
Credo sia una bella e coraggiosa risposta ad una domanda che in tanti – me compreso – si pongono. Com’è vivere in Sicilia, oggi? È un posto moderno ed efficiente come altre città Italiane ed Europee? La risposta è no.
In settimana è uscita l’annuale classifica delle città in cui si vive meglio. Al primo posto c’è Parma. Poi le solite Trento, Bolzano, Milano. Agli ultimi posti molte città del sud e della Sicilia: Trapani, Palermo, Siracusa. Città in cui non vivrei contro città di cui sono innamorato.
Seppure la Sicilia sia un luogo molto diverso da com’era vent’anni fa, rimane un’isola che viaggia ad una velocità diversa rispetto al resto del paese. Una terra lasciata indietro, poco sviluppata, ancorata a bellezze e fortune ereditate, dove troppe cose non funzionano.
Le responsabilità sono in parte imputabili alla classe dirigente politica regionale ed al misero senso civico e culturle di chi vive questi luoghi tutti i giorni.
Il mio grazie va a chi come Antonio Sellerio non ha mai spostato il tesoro culturale ereditato tanti anni fa, dimostrando come migliorare le cose dando esempio di opportunità e progresso in mezzo ad un mare di difficoltà è possibile.
Siamo anche ciò che siamo perché viviamo dove decidiamo di vivere, meglio se con il mare vicino.
Questo post è tratto da Telegramma, la mia newsletter.