Nella settimana che sta per concludersi una delle attrici più brave di Hollywood ha compiuto 40 anni. Sto parlando di Natalie Portman, di cui sono attratto non solo dalla prima volta che l’ho vista ma soprattutto da quando cinque anni fa ho letto la cosa di cui ti sto per parlare.
Era il 2016 e Natalie aveva appena compiuto 35 anni. Cioè l’età che ho – quasi – io oggi. Insomma lei aveva da poco scritto una cosa per il New York Times, precisamente si trattava di una serie di mail scambiate con il suo amico-scrittore Jonathan Safrar Foer. I due hanno parlato di cinema, amori, arte e religione.
Ad un certo punto lui scrive: «Non avremmo potuto stare nello stesso luogo così a lungo da permettermi di scrivere il classico profilo: io che ti guardo mentre fai la spesa al farmers market eccetera eccetera, che comunque sarebbe parso davvero ridicolo». Replica lei: «Sono sicura che, quando abbiamo iniziato a scriverci, cercavo di essere a tutti i costi intelligente, interessante. Ora sono abbastanza a mio agio da poterti mandare il video di un tricheco che suona il sassofono. Ma certo, non smettiamo di discutere di politica e religione. E non dimentichiamo l’arte, parliamo tantissimo di arte!».
In queste mail c’è molto di due persone che si scrivono per conoscersi, divertirsi, vivere. Due persone che si raccontano la vita.
Se hai la mail di Natalie tra i tuoi contatti ti autorizzo a girargli questo telegramma, magari apprezzerà e inizieremo a scriverci una serie di mail che riporterò in un telegramma futuro.
Comunque l’articolo lo trovi qui.
Questo post è tratto da Telegramma, la mia newsletter.