«Ci vado a piedi» per un siciliano è una frase fortissima, per un palermitano è una frase da tso. Di colpo l’interlocutore vi guarderà come un medico guarda un infartuato e seguiranno domande di ogni tipo con lo scopo di dissuardervi da questa pazza idea qual è camminare a piedi.
Camminare a piedi è una cosa che da ragazzino facevo tanto. Per esempio a scuola andavo a piedi: 6 chilometri al giorno. Google Maps oggi stima 34 minuti ma quando mai che io assai-assai 20 minuti buoni ed ero arrivato. Sarà che a Palo Alto vanno come le lumache. Poi a volte la bicicletta, qualche bus, ma niente motorini o minicar perché io da adolescente ero la copia di Steve di otto sotto un tetto: un adolescente, insomma.
Oggi in giro a piedi vado poco. Un po’ perché di chilometri per andare a lavoro dovrei farne almeno il doppio, vabbè considerarsi sportivi ma a trent’anni non è cosa. Ci sarebbero i mezzi, certo, ma uno non basterebbe e io per quelli ho una sorta di avversione; in fondo rimango pur sempre palermitano. Quindi se proprio devo usare un mezzo, uso il mio. Lo so è un ragionamento un poco sbagliato, ma qui mica si dicono solo cose giuste.
Rispetto a quando io ero ragazzino, Palermo è cambiata. Adesso c’è il tram, che funge più per le zone periferiche della città, ma funge. Per esempio col tram forse mica li avrei fatti 6 chilometri al giorno per andare a scuola. C’è la ztl, zona traffico limitato, che riguarda gran parte del centro storico e che costringe noi palermitani a fare il giro largo per andare dove dobbiamo andare o pagare il ticket (che non è caro). Ci sono un sacco di isole pedonali, sempre al centro storico, che mettono in risalto il passìo (il passeggio per voi altri) e la bellezza, perché minchia a Palermo di bellezza ce n’è infinita (sempre per voi altri) e da dentro un abitacolo non lo si capisce bene.
Tutto questo era per dire che oggi in centro ci sono andato a piedi. Sarebbe opportuno precisare che casa mia dal Teatro Massimo – sempre a detta di Google – dista poco più di 2 chilometri, anche se io oggi ho avuto la stessa sensazione di quando salgo Monte Pellegrino, ma credo c’entri il fatto che le feste siano finite da troppo poco.
Mi è successo altre volte di recente di passeggiare per Via Maqueda e notare le notevoli differenze col passato, tra tutte la sensazione di trovarsi dentro un libro di storia pieno di meravigliose fotografie: dai Quattro Canti scendendo per Piazza Pretoria mi fermerei per ore a guardarmi intorno. Ora è possibile farlo. Inoltre c’è un elemento che mette la pelle d’oca a chi quelle strade le percorreva da bambino divincolandosi tra le macchine lasciate tra la strada e il marciapiede: il silenzio. Un silenzio assordante, meraviglioso, dove prevale il mormorìo della gente o il cigolìo di qualche bicicletta.
Volete vedere che questa città un giorno sarà davvero un posto bellissimo?