Salvatore Giambelluca

ImPerfetti sconosciuti

Ho provato a scrivere qualcosa sul nuovo film di Paolo Genovese facendo attenzione agli spoiler, ma è impossibile: non si può parlare di Perfetti Sconosciuti senza anticipare qualcosa. Così avverto: d’ora in poi questo post conterrà spoiler, se non avete ancora visto il film e vogliate farlo senza anticipazioni, essendo a conoscenza del minimo indispensabile, non cliccate su continua, in caso contrario cliccate e ditemi cosa ne pensate su uno dei film più belli usciti recentemente al cinema.

Finito il film, tornando alla macchina, sotto la pioggia, mi chiedevo a quale personaggio potevo somigliare io. Rocco, mi son detto. Indubbiamente. Quello di: «io se tu c’hai un’amante non lo voglio sapere». O anche: «io non voglio che diventiamo come Barbie e Ken: tu tutta rifatta e io senza palle». Sì, Rocco è senza dubbio il più vicino, e poi c’ha una bella casa e fa il chirurgo. Poco importa se si diverte a fare l’ingenuo, se ha una moglie rompicoglioni che gli mette le corna: è Kasia Smutniak, per Dio!

Ci sarebbe anche Lele, che si è fatto la galera al posto della moglie per salvaguardare la famiglia, e che s’inventa «frocio» per due ore – prendendosi gli insulti peggiori dai suoi migliori amici – pur di parare il culo al suo amico, quello veramente frocio. Bravo Lele, specie con le facce di Valerio Mastranderea, peccato però quella foto della ragazzina vent’anni meno sul cellulare: anche no.

Di sicuro non sarei l’altro, come si chiama, Cosimo. Uno perché non ho la faccia da piacione tenebroso come quella di Edoardo Leo, due perché non amo buttarmi in affari rischiosi, e tre perché non sono un superficiale da: «se permetti vorrei sapere se il mio migliore amico – con cui dormivo da piccolo – è frocio». Inoltre due amanti nemmeno in un banale personaggio di Philip Roth. L’unica cosa che potrei avere in comune con Cosimo è: «togli il prezzo? ma no, ma 25 euro lo devi mettere proprio sul tappo!».

Non sono nemmeno Peppe, l’insegnante con l’app sul cellulare che durante la giornata lo avvisa quando fare ginnastica. Il tipo che si presenta da solo alla cena inventando l’ennesima scusa agli amici, pur di non dichiararsi gay, omosessuale, o come direbbero loro – «perché diversamente vi suona strano» – «frocio». Non sono nemmeno Peppe perché non so cosa significa essere sovrappeso ed essere attratto da un uomo, (tranne se quell’uomo si chiama Paulo Dybala), non so cosa significa essere guardati male, essere odiati perché si ama la persona che gli altri reputano sbagliata.

Poi ci sarebbero anche Carlotta (Anna Foglietta), Alba (Alba Rohrwacher) e appunto Eva (Kasia Smutniak). Tre personaggi altrettanto pieni, tre attrici altrettanto bravissime che non sto qui a svelarvi altrimenti vi do il paypal e i soldi del biglietto li date pure a me grazie.

Perfetti Sconosciuti è un film che chiunque ama le sceneggiature ben scritte apprezzerà. Il soggetto è semplice, moderno, geniale: mettere un gruppo di amici intorno a un tavolo, costringerli a svelare la propria vita attraverso i propri telefoni: chiamate, messaggi, whatsapp, qualsiasi cosa arriva durante la cena diventa di tutti, facendo crollare le basi che fino ad un momento prima sembravano solide.

Il finale è altrettanto meraviglioso: l’ipocrisia con cui avvolgiamo ogni tipo di rapporto pur di far scivolare la vita restandone indenni, decidendo di vivere da cornuti o traditori, o più semplicemente da esseri umani imperfetti.

Creo cose per internet, fotografo mari e monti, leggo e scrivo storie.