Nella copertina del nuovo disco di Neffa ci sono delle lampadine. Cinque lampadine di cui si intravede l’interno. Le lampadine vengono rappresentate da un disegno, sotto di esso c’è una busta di cui probabilmente questo foglio è il contenuto. Il disco si chiama Resistenza.
La resistenza è anche un’importante componente dei circuiti elettrici. Una lampada da 40 watt per esempio assorbe una corrente inferiore rispetto a una lampada da 100 watt. Poiché la tensione è sempre 230 volt, quella che cambia è la resistenza che la lampada offre al passaggio di corrente: una lampada da 100 watt offre meno resistenza rispetto a una lampada da 40 watt. Il simbolo della resistenza è simile a un elettrocardiogramma.
Non so se Neffa nel suo suo nuovo disco ha voluto fare questo doppio senso, molto probabilmente no, ma credo sia giusto e affascinante ipotizzarlo. La prima canzone che ho canticchiato ascoltando Resistenza è la traccia numero cinque: Per fortuna che c’è il mare. Un pezzo molto radiofonico in cui Neffa fa il Neffa-quello-bravo, quello che sa usare bene le parole riuscendo a farti battere le dita della mano sul volante. «Ho cercato un po’ il senso in questa anomalia, ma al momento non c’ho capito molto più di niente» dice tra le altre cose. Un testo per nulla complesso e pretestuoso, d’altronde lo scopo di Neffa è ben altro.
Parole semplici dette nel modo giusto è il suo modo di raccontare e fare musica, come nella ballata Realtà: «per favore non mi dire che era tutto scritto già, tanto ora si capisce dal sorriso che hai». Il Neffa di Resistenza è molto lontano dal Neffa di Molto Calmo – suo ultimo disco -, dove aveva sperimentato generi più funky ed elettropop. In questo disco i suoni sono più naturali, più caldi. Non manca l’influenza reggae a cui Neffa sembra realmente appartenere, e il soul che dona al disco un’atmosfera elegante. Il primo singolo dell’album – Sigarette – è stato uno dei tormentoni estivi, il secondo singolo è Colpisci, traccia numero due che ha le basi per essere suonato molto dalle radio: «ancora non capisco cosa vuoi di più, dietro i tuoi silenzi cosa c’è?»
Un piccolo ricordo di Maria è un’altra bella canzone presente nel disco, una lettera d’amore che sembra scritta di pancia: «col cuore resto qui sentendomi un po’ a corto di risorse e fantasia». Nel disco è presente anche un brano che Neffa ha scritto ai tempi di Io e la mia signorina, era il 2001; si intitola Giorni e giorni, ed è un brano blues con cui si chiude il disco.
Neffa in questo lavoro ha messo chiaramente in mostra le carte di come fare musica con semplicità e stile, senza ostentare virtuosismi di genere e voglia di strafare che dominano il panorama musicale contemporaneo. Resistenza è un bel disco.
Da Quarta Copertina.