L’altro giorno sono stato fermato da due studenti fuori sede. Meglio dire che lo studente fuori sede era uno, ossìa la ragazza in compagnia del fidanzato. Mi hanno fermato sotto casa appena uscito dalla macchina. Lui sulla trentina, basso con occhiali da sole, pantaloni corti e una polo rossa con tracolla si è avvicinato in punta di piedi chiedendomi se poteva farmi una domanda. Io ho risposto di sì cosicché ha fatto cenno di avvicinarsi alla fidanzata ferma a guardare il cellulare qualche metro più in là.
– Tu sei di qua?
– Sì, perché?
– Sei un fuori sede?
– No.
– Ah. Comunque volevo farti una domanda: siccome io e la mia fidanzata avevamo visto due case in questa zona volevamo sapere com’era la zona. Cioè mi spiego: noi siamo di Alcamo e la mia ragazza in autunno inizia l’università. A noi la zona non sembra male, le case ci sono piaciute, però non si sa mai, è sempre Palermo, lei è una ragazza e dovrà vivere da sola o con altre coinquiline, meglio approfondire per stare tranquilli. I proprietari ci hanno assicurato che è una zona tranquilla e per niente rumorosa, ma ovviamente è loro interesse.
Meglio chiedere al primo sconosciuto che passa, penso. Per un momento mi era balenata l’idea di dire che facevano un sacco di scippi e rapine, ma poi ho pensato che avrei bloccato il mercato immobiliare con una falsità e quindi no. Mi sono limitato a dire che vivo in zona praticamente da sempre, e che non ho mai visto nemmeno un inseguimento a piedi o una retata notturna a un mafioso. Lui e la fidanzata hanno apprezzato la battuta e poi la ragazza, piccolina come il fidanzato ma con un viso decisamente più giovane e carino, prende la parola per chiedermi se di giorno o di notte ci sia frastuono, casino, insomma se si può studiare.
– Di giorno è una strada abbastanza tranquilla. Di pomeriggio anche. Tranne d’estate quando passa un tizio che urla (pensavo di usare la parola abbannìa però magari non capivano) che vende pannocchie (pullanche) bollite. L’unico problema è il parcheggio. Ma a quello ci si abitua presto. Comunque sì, credo si possa studiare – finisco.
Lei soddisfatta delle mie parole prende la mano del fidanzato che le avvolge un braccio sulle spalle. Mi domandano in quale palazzo abitassi per poi indicarmi gli appartamenti che avevano visto. Poi vanno via, tenendosi per mano. Io salgo a piedi fino al mio quinto piano senza ascensore: centodieci gradini di imprecazioni e sudore.