Non credevo che questo momento sarebbe arrivato. Anche se un po’ lo sospettavo quando negli ultimi tempi leggevo i commenti entusiasti e impazienti di quelli che aspettavano Pes. Li leggevo con stupore. Li leggevo con invidia. Perché ero come loro, prima, quando giocavo ai videogiochi. Ora invece ai videogiochi non ci gioco più. Non mi piacciono, non mi entusiasmano, mi annoiano. E non lo dico con lo snobismo della Boldrini, ma con la tristezza dei capelli grigi che spuntano come fiori a primavera.
Non sono mai stato un giocatore vero. Uno di quelli legati al record. Uno da collezione. Uno che lo devo avere per forza. Uno che gioca ai giochi di ruolo insomma. (A parte quando ero «signora suo figlio è intelligente, ma non si applica» che ho comprato un Final Fantasy giusto per non fare l’emarginato ché già ero l’unico in classe che non fumava). A me piacevano i giochi di calcio e basta. Ah e Metal Gear Solid. Quelli li ho giocati tutti. Snake era diventato un amico. Ho sempre avuto una console in camera mia: nintendo, super nintendo, playstation 1-2-3, e xbox 360. Li ho avute quasi tutte, tranne le ultime: playstation 4 e xbox one, ché «quattrocento euro chi li vede più».
Giocavo nel tempo libero. Giocavo da solo. Giocavo con mio fratello, con i cugini, amici, estranei. Giocavo. Di giorno o di notte. Ora ai videogiochi non ci gioco da ormai un anno. L’ultimo che ho comprato è stato Pes, lo scorso autunno. Ci ho giocato i primi tempi, una partita alla volta. Poi una partita non la finivo, e poi non l’ho accesa più. Ora tratto la console come quelli che su Facebook mi invitano a giocare a qualche diavoleria: ma-anche-basta-però!
Quest’anno è la prima volta che non comprerò Fifa o Pes. Ho scaricato le demo. Li ho provati, ma niente. Belli, ma nessuna scintilla. Dicono che Pes quest’anno è meglio, ma secondo me non esattamente. È la prima volta senza videogioco di calcio da quando «signora suo figlio è bravo, avrebbe le capacità, ma chiacchiera chiacchiera e si distrae». Era l’unica cosa che mi legava a quel mondo, il videogioco di pallone. Ora basta. Ora neanche più. Sarà la crisi. Saranno i trenta che intravedo come un passaggio a livello che si alza. Piuttosto leggo un libro (La carta più alta di Marco Malvaldi lo dovete leggere!). O guardo un episodio di Homeland (oh, ma Carrie dice vero col ragazzetto?). O ascolto un disco (il nuovo di Damien Rice è veramente bello).