Stamattina quando sono andato a correre ho pensato a Robin Wright, che in House of Cards corre la mattina presto o la sera quando è buio. Io la sera quando è buio non corro mai. Forse giusto una volta o due sarà successo. Non so perché. Non c’è un motivo particolare.
House of Cards è l’ultima serie televisiva che ho finito. Ormai posso pure considerarmi un addicted come dicono quelli un po’ scemi. Dopo Breaking Bad ho iniziato questa. Ah e Gomorra. Ho visto anche quella. Un’altra serie bomba che merita un post a parte però.
Le ha trasmesse entrambe Sky Atlantic. Il canale più bello del mondo.
La prima stagione di House of Cards è finita qualche giorno fa. L’ultima puntata – dice Wikipedia – è andata in onda mercoledì. Cito Wikipedia perché io le ultime due della prima stagione le ho viste in un sito streaming alcune settimane fa ché un episodio a settimana è veramente troppo poco. E così uno tira l’altro e ciao Sky Atlantic.
Tempo fa ho letto questo post di Camilla Baresani (di cui sto leggendo il suo ultimo romanzo) in cui diceva che la televisione è la nuova letteratura. Si riferiva anche ad House of Cards.
Un uomo e sua moglie si preparano per andare a un party. A un tratto, si sente un colpo, poi il lamento sommesso di un cane, un’auto che fila via. L’uomo esce dalla sua brownstone e si inginocchia davanti al cane, che non vediamo. “Shh…” sussurra. “Va tutto bene”. Poi alza lo sguardo verso di noi e dice: “Ci sono due tipi di dolore: quello che ti rende più forte, e quello inutile, che è solo sofferenza. Io non ho pazienza per le cose inutili”. A quel punto l’uomo in smoking strangola il cane.
È la scena iniziale di House of Cards, dice la Baresani, ed è la scena che mi ha fatto rimanere incollato per tutto il primo episodio senza muovermi e senza battere le palpebre per paura di perdermi un solo secondo. E così via per tutta la serie.
I protagonisti sono il deputato del partito democratito Frank Underwood – interpretato da un meraviglioso Kevin Spacey – e la moglie Claire – l’ancor più meravigliosa Robin Wright -. La serie si svolge tra le mura della Casa Bianca. Mostrando sotterfugi e inganni che i due – e non solo – sono disposti a fare pur di arrivare all’unica cosa che li fa sentire vivi: il potere.
È una serie che racconta la politica e le sue innumerevoli sfaccettature. Senza tralasciare i sentimenti, che seppure apparentemente inesistenti tengono la coppia Underwood appesa ad un sottilissimo filo che affascina il telespettatore. Il cast è eccezionale, la regia impeccabile e la sceneggiatura… be’ la sceneggiatura è perfetta.
House of Cards è una grande serie tv. Merito di chi l’ha scritta ma soprattutto di chi l’ha interpretata. In molti si sono chiesti perché piace o perché abbia successo. Si sono aperti dibattiti sul perché Underwood fosse un democratico e non un repubblicano, del perché il ruolo del Presidente degli Stati Uniti d’America sia così marginale da risultare quasi un pupazzo in mano agli uomini che gli girano intorno. Dibattiti che appassionano o che lasciano il tempo che trovano a cui io non farò parte perché ho iniziato già la seconda serie in lingua originale. In quel sito streaming ché non ce la faccio ad aspettare.