Qualche anno fa presi tra le mani un foglio bianco. Lo trovai per caso. Ci trovammo, per caso. Era bello. Una bellezza che fa paura, che ti rende vulnerabile, che in poco tempo diventa meraviglia. Con il passare dei giorni iniziavo ad osservarlo con la giusta attenzione e cominciai a scriverci sopra.
Me ne innamorai presto. Era un foglio lucido, una lucentezza che se guardata troppo fa male agli occhi. Capii che avrei dovuto prendermene cura, ma che non sarebbe stato facile, affatto. Decisi che avrebbe fatto parte di me e lo avrei portato ovunque. Dentro. Per mesi, anni. Abbiamo condiviso tutto: stati d’animo, gioie, amarezze. Lui è rimasto lì, nonostante tutto, nonostante me. Senza una spiegazione, ché le spiegazioni non servono in alcuni casi.
A volte si stropiccia, perché non puoi decidere di portarlo ovunque e sperare che non si usuri. È normale. È difficile. È la vita. Poi però si aggiusta da solo e come per magia torna bello e lucente, come agli inizi, come quando lo guardavi e pensavi: «che bello che è». E torni a scriverci su, torni a viverlo e a prendertene cura. E va bene così. Perché così è l’amore.