Ci sono fotografie in grado di raccontare storie.
Questa per esempio può tranquillamente raccontare la mia.
Archivi per Febbraio 2014
Finisce sempre che piove
Ci sono giorni in cui tutto è perfetto.
La sveglia, un sms, il suo profumo, le sue mani.
Servono poche cose: una cucina, un divano, un film, una passeggiata, un libro da sfogliare.
E capisci che è questo quello che vuoi.
Vuoi i suoi occhi che sorridono. Vuoi lei. Lei che ti dice sento freddo, sotto una pioggia che ti ricorda quando è iniziato tutto, e tu che l’abbracci, fino a sentirne il cuore.
Perché Giovinco sta sulle palle
Ci sono calciatori e calciatori. Gli stereotipi che si hanno sul calciatore spesso sono veri. Altre volte – poche – no. Si può anche pensare che esistano calciatori con un elevato background culturale e interessati ad attività che non siano discoteche o donne. Ci sono. Pochi, ma ci sono. Per fare un esempio ne ricordo uno in particolare: Jonathan Zebina. Ha giocato anche nella Juve. Non verrà ricordato per essere il miglior terzino destro della storia, anzi spesso veniva criticato per il suo rendimento poco costante. Una volta ha pure litigato con Ibrahimovic, quando erano compagni di squadra. Non tollerava la sua arroganza. Lo vedevi che sembrava uno diverso, Zebina, anche nelle interviste, con un lessico e una personalità a cui il pubblico che va a vedere le partite di pallone non è abituato. È un appassionato d’arte Zebina, aveva aperto una galleria a Torino.
Un giocatore che mi ricorda Zebina è Sebastian Giovinco. Per chi non segue il calcio è quello piccoletto che gioca nella Juve, ha giocato anche in Nazionale. È uno bravo, Giovinco. Ha i piedi buoni, dicono gli addetti ai lavori. Peccato però sia basso – 1,64 cm -, dicono sempre gli addetti ai lavori. Eppure secondo me il fisico non c’entra. Almeno non sempre. Giovinco è cresciuto nelle giovanili della Juventus, ha debuttato in prima squadra quando davanti a lui c’era uno che di nome faceva Alessandro Del Piero. Quando hanno tentato di dargli una possibilità lui non l’ha colta, forse la maglia pesante, forse il dover far vedere a tutti quanto era bravo. Niente, qualche gol, poca cosa. Così è andato in prestito al Parma, ché magari c’è meno pressione. Al Parma Giovinco fa tanti gol. Alcuni molto belli. In alcune interviste – nonostante la stazza – dimostra di essere cresciuto, e non le manda a dire. Ne ha per tutti, anche per la Juve che lo ha scartato presto, e i tifosi certe cose non le dimenticano.
Perché il Festivàl tocca guardarlo
Gente domani sera inizia il Festivàl di Sanremo 2014. Lo guarderete? Io ho scritto una piccola guida per Senzaudio e perché vale la pena guardarlo.
Non è facile parlare del Festivàl. Si rischia di cadere nel banale e nel retorico, troppi conoscitori di musica in giro, troppi critici televisivi. E poi come si fa a parlare del Festivàl? È uno show musicale o televisivo? O semplicemente è un show e basta? Proveremo a ragionarci su. Proveremo a capire come sarà il Festivàl di Sanremo 2014, chi ci sarà tra i concorrenti e chi tra gli ospiti. E soprattutto se ne vale la pena guardarlo.
Come un foglio bianco
Qualche anno fa presi tra le mani un foglio bianco. Lo trovai per caso. Ci trovammo, per caso. Era bello. Una bellezza che fa paura, che ti rende vulnerabile, che in poco tempo diventa meraviglia. Con il passare dei giorni iniziavo ad osservarlo con la giusta attenzione e cominciai a scriverci sopra.
Me ne innamorai presto. Era un foglio lucido, una lucentezza che se guardata troppo fa male agli occhi. Capii che avrei dovuto prendermene cura, ma che non sarebbe stato facile, affatto. Decisi che avrebbe fatto parte di me e lo avrei portato ovunque. Dentro. Per mesi, anni. Abbiamo condiviso tutto: stati d’animo, gioie, amarezze. Lui è rimasto lì, nonostante tutto, nonostante me. Senza una spiegazione, ché le spiegazioni non servono in alcuni casi.
A volte si stropiccia, perché non puoi decidere di portarlo ovunque e sperare che non si usuri. È normale. È difficile. È la vita. Poi però si aggiusta da solo e come per magia torna bello e lucente, come agli inizi, come quando lo guardavi e pensavi: «che bello che è». E torni a scriverci su, torni a viverlo e a prendertene cura. E va bene così. Perché così è l’amore.