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Saper campare
C’è quest’applicazione che si chiama Edo – ora sai cosa mangi. Un amico me ne ha parlato molto bene, gliel’ha scaricata sua moglie nell’iPhone. Dice che è molto utile per conoscere le schifezze che mangiamo. Ogni alimento ha un voto e tutti i pro e contro che contiene. Oggi prima di calare la pasta ho scaricato l’app e ho cercato: Poiatti, rigatoni n.54: punteggio 7.3, senza sodio, fonte di fibre, pochi grassi saturi, pochi grassi, molti carboidrati. Finito di leggere ho tirato un sospiro di sollievo. Nell’etichetta dice che una porzione di 80 grammi (io ne mangio almeno 120) contiene 283 calorie ed equivale a: 1h41m di camminata, 22m di corsa, 31m di nuoto, 40m di bicicletta.
Sul venerdì di Repubblica della scorsa settimana c’è una bellissima intervista al maestro Camilleri. Ad un certo punto il giornalista accertatosi che il maestro fumi ancora le sue Philip Morris gli chiede a quante sigarette arriva al giorno, e riceve una risposta così: «Teoricamente sessanta. Ma in realtà dò due-tre tiri e le spengo». Camilleri è nato il 6 settembre del 1925 a Porto Emepodocle, ha 90 anni.
Il cappotto
Al telegiornale hanno detto che «dice Pitti Uomo che tornerà il cappotto». Il prossimo inverno però, per quest’anno bisognerà morire di freddo, o tenersi quei piumini inguardabili. Hanno mostrato delle immagini di Gassman e Mastroianni magnifici nei loro film col cappotto. Il mio primo cappotto lo comprai a vent’anni perché facevo avanti e indietro da Milano e «il cappotto ti serve», mi disse mia madre con in testa l’immagine di Totò e Peppino De Filippo che scoprono la nebbia. Due anni fa ne comprai un altro. Mi costò abbastanza da volergli subito un gran bene. È un bellissimo cappotto grigio scuro. Aspetto dicembre e gennaio per poterlo indossare e dimostrargli il mio affetto, anche se i quasi trent’anni diventano cinquanta. Appreso le parole di Pitti Uomo abbiamo festeggiato come due amanti pensando al prossimo inverno, quando cammineremo liberi per le strade del mondo senza quell’aria inadeguata.
Il Giovane Montalbano
Senza particolari entusiasmi mi sento di dire che Michele Riondino nei panni de Il Giovane Montalbano è superbo. Dalla prima all’ultima scena. Da quando ha la testa appoggiata al volante di una Fiat Tipo sino alla scena finale fatta di mezzi sguardi e mezze parole dette in un siciliano intimo, come se fosse la lingua che parlava da ragazzino. Riondino è giusto, è nel ruolo, è il personaggio. Ha la camminata, la talìata, la smorfia. Senza apparire mai una macchietta. Guardandolo non pensi al Montalbano di Zingaretti, ma semmai a Camilleri, alla penna da dove è iniziato tutto. Riondino è la faccia di quella penna, di quei pensieri, senza esagerare, senza teatralità, o meglio dire con la teatralità intrìnseca del personaggio, portandoci a immaginare che possa essere realmente lui il punto di partenza.
Un paese senza vergogna
Di fronte alle tragedie, ai fatti in cui le parole diventano come fogli vuoti portati via dal vento, in cui ogni cosa detta diventa banale e superflua per non ledere il dolore e il rispetto che meritano le persone coinvolte e i loro familiari, il paese Italia che fa? Tira fuori la sua non-vergogna, il suo non-limite-alla-decenza, la sua più becera-volgarità, e non solo con personaggi irrilevanti, ma anche con chi mediaticamente o istituzionalmente riveste una carica: tipo un “Onorevole” o un “Direttore di giornale”.
Questo è il commento con un tweet di uno dei politici italiani che ha rappresentato l’Italia negli ultimi anni riguardo alla tragedia dell’aereo Germanwings precipitato che è costata la vita a 150 persone:
Che origini hanno i piloti dell’autobus caduto???
— Daniela Santanchè (@DSantanche) 26 Marzo 2015
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Questa invece è la prima pagina del Giornale di oggi: