Erano circa due mesi che non guardavo una serie tv, l’ultima è stata True Detective 2, talmente ci ho capito poco che per un po’ ho voluto stare alla larga da qualsiasi storia. Qualche settimana fa Michele mi ha consigliato Narcos, una nuova serie prodotta da Netflix che ripercorre le vicende del noto narcotrafficante Pablo Escobar. «C’è molto spagnolo, però è una bomba», mi ha scritto. Sono al quinto episodio in una settimana: confermo quanto dettomi da Michele.
Senza cuffie
Mi si è rotto l’iPod. Lo schermo è diventato tutto bianco, inutile riavviarlo tenendo premuto menù e tasto centrale, torna bianco di nuovo. L’avrò fatto un centinaio di volte. Anche il ripristino da iTunes non è servito a nulla. Le ho provate tutte, ho letto che probabilmente è partito lo schermo, e che ripararlo non conviene a patto che non ci tenga affettivamente.
Ieri sono andato in palestra senza cuffie. Vado in palestra con le cuffie quando ho intenzione di fare solamente corsa e preferisco la mia musica a quella degli altri. Per quaranta minuti ho sentito un sacco di voci. Ho sentito il mio vicino parlare con il suo vicino per tutto il tempo. Parlavano di femmine, di macchine, di Valentino Rossi.
Alla sera ho visto la partita della Juve. L’ho vista senza telecronaca perché ero stanco di sentire voci. A volte mi capita. La partita è finita molto male. Buffon alla fine ha fatto autocritica ammettendo che per lunghi tratti sono stati indecenti e che bisogna tornare presto ad essere umili altrimenti sono cazzi. Io lo ascoltavo con la solita ammirazione pensando che rivolevo le mie cuffie.
Rasoi e gesti irrinunciabili
L’altra volta dal barbiere notavo come in tanti – soprattutto ragazzi – si facevano fare la barba. Alcuni entravano solo per quel motivo e andavano via soddisfatti dopo aver pagato quei quattro euro. Io non sapevo quanto costava farsi la barba dal barbiere perché la barba dal barbiere non l’ho fatta mai. Ho sempre fatto da me, non perché non mi fidassi o cosa, ma perché ho sempre reputato quel gesto intimo, personale.
Recensioni
Non lo faccio mai, perché parlare di libri senza cadere nel banale è molto difficile, però questa volta non ho resistito e ho provato a scrivere una recensione sul romanzo di Nadia Terranova, Gli anni al contrario (edito da Einaudi). Su Quarta Copertina.
La bruttezza
Nel Vanity Fair di questa settimana c’è una bella intervista a Michele Serra che parla del suo nuovo romanzo Ognuno Potrebbe. L’intervista si conclude con una riflessione sulla distinzione tra bellezza e bruttezza al giorno d’oggi, riflessione che stampo e infilo dentro il portafogli.