Sto seguendo un corso su come abbordare le persone. Tra le varie tecniche di approccio che l’insegnante spiegava oggi c’era l’empatia. «Quando instaurate una conversazione, dovete avere un tono cordiale e fluido che denota sicurezza ma sapere anche ascoltare l’esigenza del cliente rimanendo a debita distanza, in altre parole costruire un rapporto empatico», disse l’insegnante. Traduco io: avvicinatevi senza scassare troppo i cabbasisi.
Ho sempre avuto imbarazzo nell’approcciare le persone, non ho proprio la faccia. C’è chi possiede fascino e carisma, io al massimo un poco di sarcasmo e quello solitamente alla gente non piace. Certo è che se oggi non disturbi le persone, o meglio: «non crei un rapporto empatico con il prossimo», non mangi. Quindi bisogna adeguarsi ai tempi che corrono e trasformarsi tutti in Giorgio Mastrota.
Altra cosa: non lo faccio mai perché credo sia una cosa troppo da Andrea Scanzi, ma confesso che dopo la pubblicazione de La Rocca di Carta ogni tanto gugolo il mio nome per vedere se escono fuori pareri o recensioni e perché no magari qualche omonimo milionario che non sa come sperperare il patrimonio. Insomma ho trovato le parole di Micol Borzatta che mi hanno fatto molto piacere soprattutto quando scrive che i personaggi del libro sanno conquistare il lettore. Quindi forse se la scrittura è l’unico modo che ho per riuscire a creare la giusta empatia con il mondo dovrei valutare l’idea di esprimermi con dei pizzini.
Tra un giallo e un romanzo d’introspezione, ci troviamo a vivere la storia di tre personaggi che sanno conquistare il lettore.
Con descrizioni davvero ben fatte riusciamo a figurarci le ambientazioni in modo perfetto.
Una piacevole scoperta.