Dice l’Istat che in Italia si leggono pochi libri, un italiano su due legge a malapena un libro l’anno. Molto male al Sud dove la percentuale si abbassa notevolmente, va meglio invece al Nord-Est. Io non credo che chi legge libri sia migliore di chi non li legge, si legge se si è curiosi, non per essere migliori di altri. Se si è curiosi si vogliono scoprire parole combinate in modo nuovo, se si è curiosi si prova a infilare il naso in un libro, di qualsiasi tipo. Promuoviamo la curosità.
A tal proposito, sono già passati tre mesi dall’uscita de La Rocca di Carta eppure continuano ad arrivargli un sacco di belle parole: c’è chi lo ha definito eccellente; soprendente; inaspettato; profumato. Tutta gioia. C’è anche chi – famoso per essere uno scassacabbasisi dalle parole pesanti – lo ha definito “un buon romanzo”, e io me lo tengo stretto come quel solito 6 conquistato a muzzicuna in matematica.
Tra i buoni propositi per il nuovo anno ho inserito quello di mangiare meno dolci, ho iniziato gradualmente quest’ultima settimana dell’anno mangiando da solo un pandoro. Credo di essere sulla buona strada.