Ieri il Leicester City ha vinto il campionato di calcio d’Inghilterra per la prima volta nella sua storia. Ha battuto diverse squadre considerate molto più forti: Chelsea, Manchester Utd, Manchester City, Liverpool, Arsenal e potrei continuare elencando almeno altre dieci squadre. Basti pensare che lo scorso anno il Leicester City ha concluso il campionato al 14° posto, e l’anno prima giocava in Championship (la serie b inglese). Dall’estate del 2015 il Leicester City è allenato da Claudio Ranieri, per molti fino a ieri considerato un eterno secondo.
Il calcio non è solo uno sport. Da quando non sono più un adolescente che guarda le partite come dovrebbe fare un adolescente ho una visione diversa del gioco del calcio. Considero il calcio una sotto-cultura della vita quotidiana, un romanzo con molti capitoli ma senza un finale, un disco che si ascolta per la prima volta durante un viaggio. Il tutto con l’intelligenza e il distacco più o meno misurato che merita. Non piango dopo una partita, anche se dopo la finale di Champions League persa lo scorso anno un poco ci ho pensato. Vivo le gioie con compostezza, dopo un attento lavoro su me stesso, tranne per un gol-vittoria al 93° di Pirlo nel derby, per dire. Alla fine della partita mi sento come dopo aver letto o ascoltato una storia, con i suoi protagonisti, i suoi amori, la sua violenza e il suo romanticismo. Il calcio sa essere molto romantico, a volte. Il calcio è una vera e propria storia d’amore.
Il calcio sa essere molto romantico, a volte. Il calcio è una vera e propria storia d’amore.
Sulla vittoria a sorpresa del Leicester City si è scritto tanto. Alcuni hanno parlato di miracolo sportivo, altri di favola, altri ancora hanno provato ad analizzare i motivi (tipo la stagione deludente degli avversari), pochi – pochissimi – hanno parlato di impresa calcistica. Eppure chi vince nel calcio non vince mai per caso. La fortuna ha una sua componente incisiva, ma da sola non basta. Una squadra fortissima è la base per un’impresa calcistica, e con fortissima non intendo solo undici giocatori che sanno giocare molto bene a pallone, intendo tutta una serie di cose: alchimia, gruppo, intelligenza tattica, talento, freddezza, passione, voglia di vincere, sono solo alcuni dei tanti elementi che permettono di scrivere una storia-calcistica perfetta.
L’artefice più grande della vittoria del Leicester City è senza dubbio il proprio allenatore, o come direbbero in Inghilterra the Manager: Claudio Ranieri. Nato a Roma negli anni cinquanta, una carriera da calciatore poco celebrativa alle spalle, a 64 anni Ranieri da molti veniva considerato un non-vincente. L’esperienza nelle panchine di Fiorentina, Chelsea, Juventus e Roma non gli hanno mai permesso di alzare quel trofeo che lo avrebbe inserito tra i vincenti, come la sua faccia da uomo elegante e per bene avrebbe giustamente meritato. L’allenatore portoghese Mourinho – uno con cui Ranieri è più volte entrato in polemica – qualche anno fa disse di lui: «a 60 anni ha vinto solo una piccola coppa e non ha mai conquistato trofei importanti. Avrebbe bisogno di cambiare modo di pensare ma è troppo vecchio per farlo».
Eppure d’imprese importanti Claudio Ranieri ne ha fatte. Nel 2007 la Juventus torna in Serie A dopo lo scandalo calciopoli e sceglie Ranieri come allenatore. Per molti Ranieri era l’uomo giusto per il ritorno in Serie A della Juventus e pur con in mano una squadra neopromossa e con avversari più forti e attrezzati porta la Juventus in Champions League restituendogli gioco e rispetto anche in Europa. Me lo ricordo Ranieri, lui e quel suo modo pacato di analizzare le vittorie e le sconfitte, la sua sottile ironia un po’ romana un po’ anglosassone. Mai volgare, mai polemico anche quando la situazione lo richiedeva. Anche quando ingiustamente gli è stato dato il benservito.
«Voglio uomini intelligenti, perché se in squadra hai uomini intelligenti, puoi migliorare anche i giocatori». Claudio Ranieri
Vedendo alcune partite del Leicester City quest’anno ho potuto notare una grossa organizzazione, soprattutto difensiva, un paio di giocatori dal talento sopra la media – Mahrez e Vardy – e una squadra con la consapevolezza di essere tale. Il lavoro di Ranieri è stato grandioso nel donare un’identità, ma soprattutto nel trasformare le ambizioni di ragazzi non abituati a vincere, rendendoli consapevoli della propria forza, non alimentando ulteriormente le pressione che ad un certo punto della stagione arriva ed è in grado di sciogliere anche squadre più attrezzate. Dedizione, leggerezza, organizzazione, e libertà: le direttive date dall’allenatore alla squadra. Ecco perché questa è soprattutto la vittoria di Claudio Ranieri.
Il Leicester City non è una favola. La vittoria di un campionato è frutto di duro lavoro, di parole giuste, di scelte azzeccate, ma anche di errori, idee cambiate. La vittoria del Leicester City è reale, è la pagina di una storia, l’ennesima magnifica pagina che insieme a tante altre riempie l’infinito racconto quel è il gioco del calcio.